a cura di Ilaria Mancia
Prender-si cura è il nome del programma di residenze artistiche e produttive, ideato e curato da Ilaria Mancia, che si svolgono negli spazi de La Pelanda nei mesi estivi, da metà giugno ad agosto. Un gruppo di artiste e artisti invitati a sviluppare la propria ricerca. Ricerche diverse che spaziano dalla danza alla performance, dall’arte visiva alla fotografia.
Prender-si cura si interroga sul concetto di residenza artistica e prende le mosse dal concetto socratico di epimèleia heautoù, prendersi cura del sé, della propria interiorità prima di dedicarsi all’attività pubblica e al rapporto con gli altri.
Prender-si cura è fatto di due movimenti ancora in fieri: dei dialoghi a distanza iniziati durante l’isolamento dovuto all’emergenza sanitaria e l’arrivo e il lavoro delle artiste e artisti nello spazio. Movimenti paralleli e intrecciati.
Prender-si cura è con: Annamaria Ajmone, Silvia Calderoni, Rä di Martino, Marina Donatone, Giuseppe Vincent Giampino, Paola Granato, Sara Leghissa, Jacopo Jenna con Roberto Fassone, Claudia Pajewski, Luigi Presicce, Cristina Kristal Rizzo, Michele Rizzo, Alexia Sarantopoulou con Ondina Quadri.
Prender-si cura scaturisce da alcune domande sul concetto di residenza artistica, smontandolo, aprendolo ed espandendolo. Momento cardine per la creazione contemporanea, quello della residenza per un artista è un tempo dedicato alla costruzione del lavoro e alla ricerca. La relazione con lo spazio e il contesto è centrale, in questo senso Prender-si cura vuole riflettere sulle relazioni messe in campo – artisti e curatori, artisti con artisti, artisti e pubblico – mettendole in discussione e rivedendole dal punto di vista della cura. Diventa, così, decisivo il sostegno logistico, teorico e produttivo al lavoro in un momento complesso come quello attuale.
Il percorso si inserisce nella programmazione dedicata agli spazi de La Pelanda per l’estate 2020 e vuole essere un primo tassello per la creazione di un centro di produzione delle arti performative.
Prender-si cura propone un abitare molteplice dello spazio. La Pelanda ospiterà, infatti, diverse progettualità, con un’attenzione particolare allo scambio tra i linguaggi e all’incontro fra artiste e artisti appartenenti a diverse generazioni. La sperimentazione sarà svincolata da una scadenza relativa a un risultato finale, nell’ascolto delle esigenze portate, anche, dal “nuovo” tempo in cui abitiamo.
Vogliamo pensare che questo immaginare insieme nuove e possibili strategie produttive possa essere un gesto duraturo e possa concedere spazio alla ricerca. Vogliamo pensarlo stringendo alleanze e collaborazioni, arricchendo il percorso grazie a interventi critici e a sguardi esterni.
Nel dare forma a questa co-creazione di uno stare insieme e di un nuovo attraversamento condiviso dello spazio si rafforza la collaborazione e complicità con Short Theatre; il festival sarà uno dei soggetti in residenza e partner di diverse progettualità artistiche che si concentreranno sulle possibili strategie per ripensare lo spazio performativo. Una trasformazione che renda l’abitare e l’attraversare il luogo godibile sia per chi ne fruisce in qualità di spettatore, sia per chi lo abita in maniera più costante contribuendo alla sua esistenza.
Una parte del percorso è iniziata già da prima dell’arrivo degli artisti nello spazio de La Pelanda e continuerà, accompagnando la loro ricerca: un racconto – una sorta di diario di bordo–, che verrà diffuso sui canali digitali del Mattatoio, offrirà una prospettiva interna ed espansa sul processo di lavoro, un approfondimento iniziato in un momento precedente, quello del lock down, in cui non si era certi della fattibilità del progetto e in cui si è voluto analizzare insieme la nuova temporalità emersa. Il tentativo di portare avanti questa attitudine alla cura si è sviluppata attraverso la forma del dialogo; residenze dialogiche, incontri che sono emersi nella distanza, portarti avanti da Ilaria Mancia coadiuvata da Paola Granato, teorica e dramaturg in residenza, in qualità di testimone. I dialoghi con i singoli artisti indagano vari aspetti della ricerca e del sistema artistico e si aprono, di volta in volta, a persone invitate, studiose e studiosi, per realizzare dei focus su alcuni argomenti specifici e approfondire il percorso dei diversi lavori, intercettando temi comuni e tracciando trame condivise. Il confronto teorico diventa qui atto di cura reciproca, forma di relazione, un riflettere non solo per il piacere concettuale della speculazione ma anche per il piacere dell’incontro e dell’approfondimento.
Durante i periodi di residenza La Pelanda sarà luogo di ricerca aperto, offrirà occasioni di incontro e attraversamento, secondo un calendario di aperture concordato con gli artisti nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria, nella volontà di rendere fruibile e pubblico il percorso del lavoro produttivo e artistico.