Come definisci lo spazio del tuo lavoro e della tua ricerca?
Al contrario di molti artisti non ho quasi mai uno studio, quando ho provato ad averlo era molto infelice. Allora mi sono rassegnata a cambiare sempre, a lavorare da casa, o dal bar, dal treno. Per farmi venire idee passeggio nelle librerie di solito. O faccio un tour di amici bravi e ripeto ossessivamente le stesse domande finché non si stancano. Solitamente parto da uno spunto o da un’idea, in questo progetto è una commissione, e cerco di immaginare diversi approcci prima di tutto per capire con che medium lavorare, sia esso video o foto o una performance.
Cosa indagherai in questa occasione?
In questa occasione sto lavorando ad un invito a reagire all’archivio di Simone Carella, uno dei grandi sperimentatori degli anni ‘ 70, tra i fondatori del Beat 72, da parte di Luca Lo Pinto per una mostra che inaugurerà al Macro a dicembre.
Sono ancora in fase di ricerca, durante la residenza vorrei approfittare dello spazio teatro. Dato il valore storico dell’archivio che ho a disposizione e sui cui riflettere il mio dilemma al momento è se immaginare un lavoro performativo quasi a continuare o a creare un dialogo con quel periodo della storia del teatro o se invece fissare in immagini un momento magari molto breve, anche solo un’immagine e creare qualcos’altro. Spero trovandomi in uno spazio per un periodo preciso con queste domande di mettere a fuoco e di poter fare delle prove anche improvvisate per aprire delle idee.
Tre parole per definire cura
calma concentrazione e… stasi produttiva
Rä di Martino (Roma, 1975) ha studiato al Chelsea College of Arts e alla Slade School of Fine Art a Londra prima di trasferirsi a New York dal 2005 al 2010. Vive e lavora a Roma.Ha esposto in Italia e all’estero in instituzioni quali il PS1 a New York, Palazzo Grassi, la Fondazione Sandretto, MACRO di Roma, Mart di Rovereto, HANGAR Bicocca, Montevideo Netherlands Media Arts, Museum of Contemporary Arts di Chicago, il Bronx Museum, Artists Space NY e mostre come la Biennale di Mardin, Biennale di Busan, la Triennale di Torino e Manifesta. Ha partecipato a festival internazionali quali il Festival del film di Locarno, VIPER Basel, Transmediale, New York Underground Film Festival, Kasseler Dokfest e Torino Film Festival e ha partecipato con il mediometraggio docufilm “The Show MAS Go On” alle Giornate degli autori, Festival del cinema di Venezia nel 2014 vincendo il Premio SIAE e il premio Gillo Pontecorvo, il docufilm prende anche una menzione speciale al Salina DocFest, un Nastro d’argento per miglior docufilm 2015. Nel 2017 partecipa nuovamente alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia con il suo primo lungometraggio “Controfigura” con il quale ha vinto l’Eurimages Lab Award nello stesso anno ed è nella selezione dei nastri d’argento per miglior docufilm 2018. Nel 2018/2019 sviluppa il progetto AFTERALL con il sostegno del premio del Mibac - Italian Council in collaborazione con la Fondazione Volume! con due mostre al Mattatoio di Roma e al Kunstmuseum St. Gallen (2020).