Il termine solastalgia coniato nel 2003 dal filosofo australiano Glenn Albrecht, è utilizzato con frequenza crescente in ambito medico per indicare il malessere fisico e psicologico causato negli individui dai cambiamenti ambientali.
Se la nostalgia si manifesta a seguito del distacco dell’individuo dal proprio ambiente e dai propri affetti, la solastalgia si verifica nel momento in cui gli individui assistono impotenti all’alterazione radicale e peggiorativa del proprio habitat. È una forma di straniamento e malinconia che si innesca quando il bisogno di sentirsi al posto giusto, a casa, è stato violato: in pratica, quando l’ambiente in cui si vive diventa estraneo o ostile.
Solastalgia è un evento al tempo stesso espositivo e informativo che si svolge attraverso:
l’esposizione di opere di artisti contemporanei italiani e internazionali che esplorano il tema del disagio provocato dall’insostenibilità delle pratiche ambientali e sociali. Daranno forma visiva alla solastalgia: Andrea Abati, Michele Amoruso, Mario Cruz, Paolo Della Corte, David Ellingsen, Isabelle Hayeur, Claudia Pajewski, Laura Pugno, Alessandro Toscano;
la condivisione di contributi di personalità accademiche (psicologi dell’ambiente, sociologi, antropologi, architetti) sull’attualità della relazione tra ambiente ed esseri umani, nonché di rappresentanti di istituzioni culturali e museali sull’individuazione e la pratica di modelli alternativi di sviluppo nel sistema dei beni culturali.