A cura di Francesco Zizola, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall'Azienda Speciale Palaexpo, prodotta da Azienda Speciale Palaexpo, realizzata e organizzata in collaborazione con 10b Photography
La mostra è l’atto di restituzione al pubblico di un progetto di più ampia portata, che prevede residenze a Roma per fotografi di fama internazionale e che l’amministrazione capitolina persegue da tempo con l’impegno di valorizzare la fotografia e dotare la città di Roma di un patrimonio di immagini in grado di restituire la sua identità attraverso sguardi diversi.
Per questa edizione, Francesco Zizola ha invitato a Roma quattro autori noti nel mondo della produzione artistica e fotografica internazionale – Olivia Arthur, Antonio Biasiucci, Max Pinckers, Alfred Seiland – che si sono misurati con condizioni del tutto eccezionali, quelle create dalla pandemia di Covid-19. Lavorando durante il lockdown nel corso del 2020, e immediatamente dopo, hanno affrontato una realtà inedita sviluppando pensieri e ricerche che hanno al centro i temi del tempo e dello spazio, dei corpi e delle relazioni, dello spazio urbano e di quello interiore. Le stesse tematiche che contraddistinguono i dibattiti più avanzati sulle immagini e sulle loro modalità di funzionamento.
Le opere presentate rinnovano il linguaggio fotografico e allo stesso tempo ne approntano una chiara critica.
Olivia Arthur (Londra 1980) si fa coraggiosamente carico della Roma più invisibile. Durante il lockdown riesce a farsi accogliere nelle case di alcuni romani e ne dipinge un ritratto che trasforma i segni della pandemia in una metafora del tempo, di fatto storicizzandolo dentro il contesto della città millenaria culla e intreccio di popoli, etnie e storie diverse.
Antonio Biasiucci (Dragoni, Caserta 1961) si immerge nelle evanescenti tracce di una Roma pagana che rintraccia nella folta vegetazione che ha ripreso spazio e presenza in città durante la pandemia. Quello che la sua fotografia, presentata in forma di polittici, esprime è una tensione continua verso un passato lontano ma visibile, la cui memoria emerge assumendo forme magiche e sacre suggerite dalle nuove entità organiche rappresentate dalle pietre e dalla natura.
Max Pinckers (Bruxelles 1988) utilizza la macchina fotografica per offrirci una riflessione sulla molteplicità e soggettività delle immagini in relazione al reale, qui inscenato con lo scopo di echeggiare i miti della Roma rappresentata dal cinema neorealista.
Le sequenze che ci propone possono essere lette come dei piccoli pamphlet filosofici sulla relatività di spazio e tempo, del punto di vista e della credibilità delle immagini fotografiche.
Alfred Seiland (St. Michael, Austria 1952) ripercorre il tema a lui caro del confronto tra il passato antico dell’Impero Romano e le sue vestigia con le forme del contemporaneo. La novità dello spazio del confronto modificato dalla realtà pandemica è l’occasione per arricchire un progetto già consolidato con immagini inedite e originali.
Attraverso la varietà di approcci visuali e concettuali, queste nuove produzioni offrono uno sguardo sfaccettato e profondo sulle molteplici anime della Città e rappresentano un nuovo e ulteriore importante lascito per la collezione dell’Archivio Fotografico del Museo di Roma.