SILVIA CALDERONI E ILENIA CALEO

30 maggio - 8 giugno 2022

Prender-si cura | 2022
La Pelanda
Prender-si cura | 2022
La Pelanda

 

Cos’è per te il tempo della ricerca e della sperimentazione?

In che modo la tua pratica è influenzata dallo spazio di una residenza artistica?

Come dialogano cura e ricerca artistica?

 

Rispondiamo a queste domande mentre siamo in treno da Gent verso Hamburg, nel passaggio tra due residenze – fuori dal finestrino scorre la campagna tedesca, boschi, aggregati di case, distretti industriali, con i raggi del sole che si allungano nel cielo del nord. Un buco temporale, un transito. Non siamo né di qua né di là, e intanto i materiali che abbiamo attraversato in questi giorni si rimescolano nelle nostre teste, agli umori delle viscere. E cosi sarà per G. tornatx a Roma, per O. che ha allungato verso Berlino, per G. riprecipitato nel suo trasloco continuo, per F. in prossimità delle acque, per T. che aspetta e sta per arrivare per la prima volta. Intanto attraversiamo un pezzo d’Europa – Liegi, Köln, Duisburg, Essen –, e dire Europa in questi giorni vuol dire pensare alla parola “guerra”. Siamo partite con una crisi in atto e durante questi giorni una guerra è scoppiata. Al mattino mentre ci preparavamo prima di andare in sala ascoltavamo le notizie alla radio. Giovedì 24 (febbraio) ci siamo alzate, e la guerra era scoppiata all’alba.

Per praticare la scena c’è bisogno di uno spazio chiuso, che possa diventare buio, vuoto abbastanza da potersi riempire di molte immaginazioni. Ma al tempo stesso noi abbiamo bisogno anche che questo spazio sia il più possibile permeabile, il più possibile poroso, il più possibile traspirante. Che la guerra ci intossichi, e le cattive notizie, perché la ricerca non è un momento a parte. Non vuole spazi purificati né neutralizzati. La distrazione è un’attività del pensiero, forse la più creativa. Chi fa arte dovrebbe ogni tanto lasciarsi distrarre, per non rischiare di diventare ottusx.

Ci sarebbe bisogno forse anche di rendere i tempi della ricerca meno intensivi, più larghi. Vorrei un tempo per la ricerca pieno di buchi, di strappi, di vuoti.

Curare uno spazio d’altra parte è il modo per farlo esistere – è un modo non proprietario, e allentare la stretta proprietaria richiede molto esercizio, perché siamo allenatx a questo. Curare non è sinonimo di dirigere, anche se è sempre un atto di posizionamento: potremmo allora dire forse che è lasciare che le cose respirino e prendano forma? Potremmo allora forse dire che implica anche lasciare un po’ di spazio al caos, alla confusione, all’imprevisto? È forse qui, in questo punto più profondo, che comunica con la ricerca artistica. Nello s-programmarsi.

 

 

 

Silvia Calderoni è attrice e performer. Si forma artisticamente da giovanissima con la coreografa Monica Francia e con la compagnia Teatro della Valdoca, di cui è stata interprete in diverse produzioni tra cui Paesaggio con fratello rotto. Dal 2006 è parte attiva della compagnia Motus ed è interprete negli spettacoli Rumore RosaA placeICS - racconti crudeli della giovinezzaCracLet the sunshine inToo-lateIovadoviaTre atti pubbliciAlexis. Una tragedia grecanella tempestaCaliban CannibalKing ArthurTutto brucia ospitati in numerosi festival nazionali e internazionali. È protagonista di The Plot is the Revolution a fianco di Judith Malina, storica fondatrice del Living Theatre. Dal 2015 è in tournèe nei principali teatri e festival internazionali con il solo MDLSX, di cui firma anche la drammaturgia insieme a Daniela Nicolò. Nel 2022 sarà in scena ancora con Valdoca con Enigma. Requiem per Pinocchio. Premio Ubu 2009 come miglior attrice under 30, al cinema è Kaspar in La leggenda di Kaspar Hauser, film cult diretto da Davide Manuli (2012), e poi in Last Words (2020) di Jonathan Nossiter con Nick Nolte, Kalipha Touray, Charlotte Rampling, Stellan Skarsgard, Alba Rohrwacher, nella serie Sky Romolus, diretta da Matteo Rovere e in Non mi uccidere (2021) di Andrea De Sica. È artista associata di Queering Platform del Kowloon Cultural District di Hong Kong.

 

Ilenia Caleo è performer, attivista e ricercatrice indipendente. Dal 2000 lavora come attrice, performer e dramaturg nella scena contemporanea, collaborando con diverse compagnie e registe/i, tra cui Motus, Lisa Ferlazzo Natoli, Davide Iodice. Filosofa di formazione, ha svolto un dottorato di ricerca tra performance studies e filosofia politica all’Università La Sapienza di Roma. Si occupa di corporeità, epistemologie femministe, sperimentazioni nelle performing arts, nuove istituzioni e forme del lavoro culturale. È ricercatrice allo IUAV di Venezia e coordinatrice del Modulo Arti del Master Studi e Politiche di Genere di Roma Tre, e collabora con il gruppo di ricerca del progetto quinquennale “INCOMMON. In praise of community. Shared creativity in arts and politics in Italy (1959-1979)”, ERC Starting Grant. Ha pubblicato il volume Performance, materia, affetti. Una cartografia femminista, Bulzoni 2021 e co-curato In fiamme. La performance nello spazio delle lotte 1967/1979, b-r-u-n-o 2021. Attivista del Teatro Valle Occupato e nei movimenti dei commons e queer-femministi, è cresciuta politicamente e artisticamente nella scena delle contro-culture underground e dei centri sociali. 

 

Calderoni-Caleo si incontrano in Animale politico project di Motus nel 2012 al Teatro Valle Occupato. Insieme partecipano allo spettacolo nella tempesta di Motus e da qualche anno portano avanti un progetto comune che si snoda tra residenze artistiche e atelier di ricerca aperti e orbitanti. A partire dal workshop di Biennale College Teatro 2018, hanno dato vita a KISS, progetto performativo con 23 performer, prodotto da Santarcangelo Festival, CSS Udine, Motus. Dal 2018 sono docenti allo IUAV di Venezia nel Laboratorio di Arti visive. Per la Queering Platform di Honk Kong curano insieme il progetto nomade SO IT IS. Nel 2021 hanno fatto parte di Flu水o, progetto collettivo e crossdisciplinare vincitore dell’Italian Council (9° Edizione 2020). Oltre ai progetti artistici, condividono in verità un po’ tutto. 

parte di

dal 1 dicembre 2021
residenze a porte chiuse
 
Prender-si cura è il nome del programma di residenze di ricerca e produzione artistica, ideato e curato da Ilaria Mancia, che si svolge negli spazi de La Pelanda del Mattatoio. Un gruppo di artiste e artisti sono invitati a sviluppare la propria ricerca, spaziando dalla danza alla performance teatrale, dall’arte visiva, alla musica e al video.
Padiglione 9B, Performer: Prinz Gholam
13 luglio, ore 12-13
SOLO SU INVITO
13 luglio, ore 12-13
13 luglio, ore 12-13