Fare mostre è una modalità per dare vita ad una realtà che può avere molteplici punti di vista sia su un piano visivo che concettuale, offrendo allo spettatore un vasto repertorio di possibilità e permettendo l'esistenza di molteplici narrazioni. La pratica curatoriale è un modo di mettere in discussione diverse opere in relazione tra loro, al fine di scoprirne eventuali esiti. Cosa comporta applicare tale approccio al dispositivo museale?
Nato nel 1981, Luca Lo Pinto è direttore artistico di MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Dal 2014 al 2019 è stato curatore alla Kunsthalle di Vienna. È co-fondatore della rivista e casa editrice NERO. Ha organizzato una serie di mostre personali con artisti come Simone Forti, Nathalie du Pasquier, Jason Dodge, Tony Cokes, Camille Henrot, Olaf Nicolai, Pierre Bismuth, Babette Mangolte, Lawrence Weiner, Gelatin&Liam Gillick, Charlemagne Palestine e le collettive Time is Thirsty, Publishing as an artistic toolbox 1989-2017, More than just words, Individual Stories e Function Follows Vision, Vision Follows Reality. Altri progetti curatoriali includono Luca Vitone – Io, Luca (PAC); XVI Quadriennale d'Arte (Palazzo delle Esposizioni); Le Regole del gioco (Fondazione Achille Castiglioni); Trapped in the Closet (FRAC Champagne Ardenne); Antigrazioso (Palais de Toyko); AnderSennoSogno (Museo H.C. Andersen); D’après Giorgio (Fondazione Giorgio De Chirico); Conversation Pieces (Museo Praz). I suoi scritti sono apparsi su numerosi cataloghi e riviste internazionali. Ha curato inoltre pubblicazioni con vari artisti, tra i quali Emilio Prini, Alexandre Singh, Mario Diacono e Mario Garcia Torres. Nel 2012 ha curato la pubblicazione Documenta 1955-2012.