Cosa vuol dire per te abitare uno spazio in un periodo di residenza?
Vuol dire ritrovare la necessità e l’urgenza di tornare su di sé, allargando la sfera di ciò che è intimo. Abitare uno spazio di residenza credo debba implicare un primo momento di chiusura, di isolamento, per riprendere un discorso che solo in una solitudine può ritrovare il suo punto d’origine, per poi partire con un dialogo comune, aperto agli altri e per gli altri.
Come definisci lo spazio del tuo lavoro e della tua ricerca? Cosa indagherai in questa occasione?
Vorrei indagare diverse forme di scrittura nel silenzio, cogliendone le possibilità evocative, costruendo delle coordinate che aprano degli orizzonti piuttosto che definirli. Mi ha colpito riconoscere una certa scomodità dello spettatore difronte al silenzio, perché in questo si riconosce un vuoto, una mancanza che istintivamente deve essere colmata. Voglio che lo spazio del mio lavoro si collochi qui, nel cogliere quel vuoto dall’interno, lasciandolo libero nella sua presenza e ricezione. Eppure, deve esserci una crepa, un punto d’accesso che spezzi il silenzio con l’unica voce possibile, voce che è paesaggio e storia. Occuparci del mondo, senza preoccuparcene.
Tre parole per definire cura
Più che tre parole, tre ricordi. Una casa. Un cane. Una settimana bianca nei primi anni 2000.
Gianmaria Borzillo nasce a Sorrento nel 1995.
Danzatore e performer, si diploma alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano e studia con Ariella Vidach, Biagio Caravano, Enzo Cosimi, Annamaria Ajmone, Cristina Rizzo. Agli studi accompagna esperienze formative con Erna Ómarsdóttir & Valdimar Jóhannsson, Virgilio Sieni, Leonardi Lidi, Dante Antonelli, Collettivo Cinetico e Anagoor Nel 2018 lavora con la coreografa israeliana Dana Yahalomi e il collettivo Public Moviment.
Attualmente è tra i performer di Augusto e Save the last dance for me, due produzioni di Alessandro Sciarroni e di NANAMINAGURA, ultimo lavoro di Antonio Ianniello. Coreografo e interprete della perfomance Rapture.
Under the influence è il suo primo lavoro da regista, vincitore della Menzione Speciale del bando registi under 30 della Biennale di Venezia.