Cos'è per te il tempo della ricerca e della sperimentazione?
Immaginiamo il corpo umano: il tempo di cui parlate è tutto ciò che esiste e si muove appena sotto la pelle.
È un tempo che esula la linea temporale, non si esaurisce con il debutto ma continua a diversa intensità fino all’ultima replica della performance in questione. O meglio, prosegue anche dopo in forma diversa, in corpi diversi.
Non sono mai stata interessata alla forma come punto di partenza. La considero più come una conseguenza o, prendendo in prestito le parole di Marta Olivieri sulla coreografia, qualcosa di emergente.
Se il tempo della ricerca è tutto ciò che mi muove, la forma assomiglia a una pelle che contiene il tumulto. Ha la sua stessa porosità, il suo stesso profondo dialogo con il presente.
Protegge e informa.
Muta.
In che modo la tua pratica è influenzata dallo spazio di una residenza artistica?
La scelta di lavorare con l’arte performativa è in gran parte legata all’enorme bisogno di dialogare costantemente con il mondo.
Forse sono semplicemente il frutto del sistema produttivo in cui sono nata ma vivrei come molto complesso creare un intero lavoro in un unico spazio e in un unico tempo compatto. La compattezza produttiva mi fa sentire in un mondo asettico, tanto indisturbato da diventare sterile.
Invece io ho bisogno di finestre.
Tante, tantissime, e di poterle spalancare all’occorrenza.
Iniziare una residenza in uno spazio nuovo, sapere di avere pochi giorni, essere consapevoli di non voler ignorare il contesto mi mantiene in una tensione molto fertile.
I miei lavori partono sempre da un’idea (che solitamente trova forma in una domanda) e basta. Tutto il resto lo cerco nei luoghi che attraverso. Nelle persone con cui parlo, nelle stanze / studi / garage / musei che mi accolgono in ricerca, nella gente dei bar in cui bevo il caffè in pausa, negli incontri casuali in strade che non conosco….
Come dialogano cura e ricerca artistica?
Come per le altre domande anche qui la mia risposta è profondamente personale. La cura per me corrisponde alle persone che arginano con contorni fluidi la mia ricerca. Nella fattispecie corrisponde in primis a Giulia Traversi che segue da anni il mio lavoro, divide con me la sala e le riflessioni, le letture e i caffè con le persone sconosciute. Avere Giulia che osserva tutto da una posizione leggermente sopraelevata mi consente di stare nella terra, di compromettermi molto con la materia sapendo che qualcuno dall’alto continua a vegliare sul contesto più ampio.
Significa anche avere una persona che mi lancia continuamente messaggi dal mondo, che tiene monitorato lo scambio sottile e costante tra il dentro e il fuori. Che immagina futuri spazi e situazioni possibili.
Poi, oltre a Giulia, ci sono altre curatrici e curatori che incontriamo nel percorso. Alcuni tra loro ritornano nel tempo, altri attraversano e lasciano una scia. Con loro, per me, la cura viene declinata in pillole molto intense e più limitate nel tempo. Momenti in cui mi piace porre il materiale nelle loro mani e vedere come risuona.
Su cosa lavoreremo in residenza?
Sull’esplosione del materiale.
Abbiamo una piccola storia irrequieta, abbiamo bisogno di ripeterla e ripeterla per scoprire che forma ha preso ora la rabbia e la disperazione che lo agitavano all’inizio e, una volta trovata, lasciarla libera.
Poi, di nuovo, rieducare in una forma.
Chiara Bersani è una performer e autrice italiana attiva nell’ambito delle Performing Arts, del teatro di ricerca e della danza contemporanea. Sia come interprete che come regista/coreografa si muove attraverso linguaggi e visioni differenti. I suoi lavori, presentati in circuiti internazionali, nascono come creazioni in dialogo con spazi di diversa natura e sono rivolte prevalentemente a un pubblico “prossimo” alla scena. La sua ricerca come interprete e autrice si basa sul concetto di Corpo Politico e sulla creazione di pratiche volte ad allenarne la presenza e l’azione. L’opera “manifesto” di questa ricerca è Gentle Unicorn, performance inserita nel circuito Aerowaves.
Per il rigore nell’incarnare questo studio le viene attribuito il Premio UBU come miglior nuova attrice / performer under 35 del 2018.
Nell’agosto 2019 durante l’Edimburgh Fringe Festival Gentle Unicorn e Chiara Bersani vincono il primo premio per la categoria danza del Total Theatre Awards.
Chiara Bersani è artista sostenuta dal circuito Apap – Advancing Performing arts project - Feminist Future fino al 2024.
www.chiarabersani.it